In questi giorni di soggiorno forzato, di permanenza obbligata in casa, di pigro e rassegnato ricovero ho guardato molti film in televisione. L’offerta disponibile sulle varie piattaforme è pressoché infinita, dai classici degli anni 50 e 60 ai thriller, dalle commedie ai documentari.
Ore e ore di televisione, trascorse sul divano o a letto tra una mela e un tè, tra un sacchetto di patatine e una birra. Un circuito chiuso di stomachevoli rituali per sconfiggere la noia di pomeriggi infiniti. Ho analizzato con sorpresa, in ogni scena rappresentata, il senso di tante consuetudini legate a comportamenti spontanei, istintivi, primordiali, che ci ricordano costantemente di essere sempre parte di una comunità e di essere legati gli uni agli altri indissolubilmente. Di essere dipendenti e completamente assuefatti ad una condizione necessaria, sulla quale la prossemica indaga profondamente, che chiamiamo “della contiguità” o “della prossimità”.
Mi sono concentrato su quanto queste abitudini, che sono radicate nel nostro patrimonio genetico e che appartengono alla nostra identità più remota, siano state suscettibili in queste ultime settimane di un’improvvisa rivoluzione e di come queste vengano sovvertite e rimodulate in profondità quando sottoposte a sollecitazioni e a precetti superiori.
Regole innaturali, diventate improvvisamente comuni e necessarie, sono ispirate dalla paura. La paura del contagio, dell’infezione, della malattia. La paura della morte, da soli, soffocati, in un letto di un ospedale lontano.
Siamo bombardati in modo ossessivo da giorni. Nei telegiornali, sui giornali, dalle radio, nei social, dalle centinaia di ore di talkshow, tutti veicolano un unico messaggio omologato e perentorio, quello che impone il distanziamento sociale, che intima il divieto di condivisione di qualunque spazio, che richiama ad un bisogno assoluto di auto isolamento.
La sorpresa a cui mi riferisco è riferita alla presenza, in tutte le immagini che scorrono sullo schermo, della rappresentazione della contiguità. Mi sorprende cioè il fatto che loro stiano insieme, sorridano insieme, condividano uno spazio ristretto, prossimo, parlano a distanza ravvicinata. Mi chiedo istintivamente: ma che fanno? E’ pericoloso stare così vicini!! Non si deve fare!! Ci hanno detto che è contrario alle regole.
Lo stare insieme, che in questi giorni appare estraneo, improprio, inopportuno, minaccioso, pericoloso e che diventa un condizionamento fortissimo alla nostra spontaneità, è invece il senso primario della nostra esistenza. Esistiamo per stare insieme.
Ci siamo abituati in pochi giorni alla condizione più innaturale possibile, quella dell’isolamento. Come la chiama qualcuno del “distanziamento sociale”. Ci appare così lontano oggi che si possa bere un caffè al bancone del bar insieme ad altre persone cosi come appare improbabile abbracciarsi con vecchi compagni di scuola in occasione di un rimpatrio dopo anni di lontananza. Ci appare innaturale il mangiare accalcati in una friggitoria o il vedere la prima di un film in un cinema nel fine settimana. Ricordiamo con nostalgia le riunioni condominiali, i lunghi pellegrinaggi nel centro commerciale di sabato pomeriggio, le lunghe code negli uffici postali, la calca fuori ai negozi nei giorni di saldi. Vorremmo poter partire per un weekend al mare o in montagna con la nostra famiglia o vorremmo andare allo stadio a tifare per la nostra squadra.
La mia raccomandazione è ancora una volta quella di non dimenticare. Alimentiamo quei desideri nelle prossime settimane, accresciamone l’intensità, contiamo i giorni. Prepariamoci a quando tutto questo sarà passato, a quando potremo riprogrammare la nostra vita sociale, riconfermare i nostri incontri, rivolgere inviti a pranzo o a cena. Pensiamo a come sarà bello leggere sul giornale o ascoltare in televisione, in una bellissima giornata di primavera, che l’epidemia è battuta e che da domani potremo ricominciare a vivere come ci piace.
Nell’attesa, scrivete nel vostro calendario e nelle vostre agende tra i tanti impegni e desideri che annoterete, che il 13 e 14 ottobre ci sarà a Milano FORUM PULIRE 2020 e che lì, in quei giorni, dopo una lunghissima apnea celebreremo insieme il senso della ritrovata Felicità.